Tsunami a Phuket
Oggi le spiagge di Phuket sono affollate di turisti durante l’alta stagione, gli alberghi ricostruiti registrano il tutto esaurito e sembrano ormai lontani quei momenti tragici del 2004, quando uno tsunami travolse e uccise tantissime persone. La brezza marina che soffia tra le palme ha spazzato via le grida e le urla di dolore dei sopravvissuti, ma quella che appare oggi come un’isola paradisiaca dove regnano tranquillità e silenzio, porta ancora i segni di quel terribile evento. Lo tsunami del 2004 provocò 250 morti sull’isola, tra cui molti turisti: era infatti il 26 dicembre perciò molti stranieri si trovavano a trascorrere le vacanze di Natale a Phuket. Kamala fu la spiaggia che riportò più danni di tutta l’isola: tutta la zona lungo la costa fu praticamente inghiottita dal mare. La maggior parte delle vittime si trovava in spiaggia, dove il mare aveva dato qualche segnale: si era ritirato di diverse centinaia di metri e si stava preparando all’immane catastrofe. Se qualcuno avesse dato l’allarme, il tempo sarebbe stato sufficiente a mettersi in salvo, ma all’epoca non c’erano sistemi di monitoraggio né di comunicazione tra le varie isole. La furia delle onde ha devastato i resort che si trovavano sulla costa, che oggi sono ritornati al loro originario splendore. Oggi nessuno degli abitanti dell’isola parla di quello che è successo, forse perché ancora nessuno riesce a credere a quello che è successo. Una tragedia che ha colto tutti impreparati poiché data la vicinanza all’epicentro del terremoto nell’Oceano Indiano, lo tsunami ha impiegato solo due ore a raggiungere Phuket, in una giornata che fino a quel momento era perfetta: il sole splendeva, il mare cristallino era calmo e i turisti si rilassavano distesi in spiaggia.
Tante le terribili conseguenze che lo tsunami ha avuto sull’isola e ancora oggi ci si chiede se fenomeni come questo possano ripetersi in futuro.
Le conseguenze dello tsunami del 2004
Oltre a vittime e sfollati, l’impatto dello tsunami sull’economia di Phuket è stato enorme e i settori più colpiti sono stati quello della pesca e del turismo. In particolare il turismo rappresenta il settore più importante per la sopravvivenza dell’isola di Phuket: hotel, ristoranti e altre attività sono stati gravemente danneggiati e il governo ha stanziato ingenti finanziamenti per la ripresa del settore privato. È importante sottolineare, però, che Phuket ha subito comunque meno ripercussioni rispetto a zone come Khao Lak, dove l’80% delle strutture sono andate distrutte, contro il 40% di quelle di Phuket. La ricostruzione ha portato alla nascita di nuove strutture moderne, scuole e impianti sportivi che hanno rivoluzionato il paesaggio di Phuket ed è aumentato il numero di resort e hotel per riuscire ad ospitare tutti i turisti che negli ultimi anni sono ritornati a ripopolare le spiagge dell’isola, segnando dei record di affluenza senza precedenti.
Ricostruzione a parte, in breve tempo le varie località e spiagge erano già ripulite e pronte ad accogliere i turisti, che però hanno evitato l’isola per lungo tempo, frenati dalla paura, e questo ha significato la perdita del lavoro per molti thailandesi che lavoravano nel settore del turismo. Non è andata meglio nel settore della pesca: più di 500 barche e pescherecci sono andati distrutti, così come i porti e le fabbriche di lavorazione del pesce.
Possono esserci altri tsunami in futuro?
Qualche anno fa sono stati intercettati dei movimenti delle placche tettoniche nell’Oceano Indiano e nel Mare delle Andamane, ma ovviamente non è possibile prevedere se ci saranno altri fenomeni del genere in futuro. L’isola si è attrezzata con un sistema di sensori collegato al fondo dell’oceano e in grado di percepire i movimenti della terra: in questo modo è possibile dare l’allarme in tempo ed evacuare le zone vicine alla costa.
Prima dello tsunami del 2004 non si erano verificati eventi simili a Phuket per centinaia di anni e va detto che quello del 2004 fu un evento eccezionale: il terremoto è stato uno dei più potenti al mondo, arrivando a toccare 9,1 gradi della scala Ritcher.
Come prepararsi ad uno tsunami
Anche se oggi la Thailadia ha attuato dei sistemi di allarme è bene conoscere i segnali che di solito preannunciano lo tsunami. Tra quelli più evidenti ed attendibili c’è il retrocedere dell’acqua: il mare si ritira di parecchio e all’improvviso, appare molto calmo e le poche onde sono di piccole dimensioni e difficilmente raggiungono la riva. Gli animali, come sapete, avvertono il terremoto molto prima di noi e se attorno a voi avete degli animali li noterete particolarmente agitati e spaesati. Un comportamento simile è stato rilevato nello tsunami del 2004 negli elefanti, i quali percepiscono le vibrazioni del terreno molto prima dell’uomo.
Ovviamente se vedete segnali di questo tipo la prima cosa da fare è allontanarsi dalla costa, dirigendosi verso l’entroterra anche per diversi chilometri e cercando di raggiungere una zona sopraelevata, come una montagna o una collina.
Autore
Marco Togni
Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa. Mi piace viaggiare, in particolare in Asia e non solo, e scoprire cibi, posti e culture. Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi. Seguito da più di 2 milioni di persone sui vari social (Pagina Facebook, TikTok, Instagram, Youtube).