Perché gli orientali hanno gli occhi a mandorla?

I giapponesi, così come altre popolazioni orientali, hanno tratti del viso che li distinguono dagli occidentali, tra cui la particolare forma a mandorla degli occhi, data da una piega di pelle nell’angolo interno dell’occhio. Ma da cosa deriva questa caratteristica?

Come forse già saprete, la morfologia corporea delle popolazioni è il risultato di un processo di evoluzione durato millenni e condizionato in maniera significativa dalle condizioni climatiche e ambientali del territorio.

Un po’ come avviene in natura per gli animali, anche l’uomo per potersi adattare a ambienti e climi  ha sviluppato determinate caratteristiche, tra cui ad esempio il colore della pelle, che risulta più chiaro nei paesi nordici dove i raggi UV non sono potenti e quindi il corpo, di conseguenza, non ha necessità di produrre quantità elevata di melanina, al contrario ad esempio dei paesi africani o comunque dell’emisfero meridionale. Anche altri caratteri somatici sono il risultato di un processo di adattamento a condizioni più o meno estreme, come le dimensioni della testa, l’altezza e la corporatura, le caratteristiche dei capelli e del naso, ecc.

Le origini degli occhi a mandorla

Per capire le origini degli occhi a mandorla, dobbiamo tornare indietro ai tempi della Preistoria, risalendo agli antenati delle popolazioni asiatiche: si trattava di popoli che vivevano nelle pianure dell’Asia Centrale e in Siberia, in condizioni climatiche avverse. Gli inverni rigidi, nevosi e caratterizzati da venti freddi lasciavano posto ad estati aride e soleggiate, con tempeste di sabbia in alcune aree, ad esempio nel deserto della Mongolia.  Le folate di vento o di sabbia, la luce intensa dell’estate, le intemperie ed il riflesso dei raggi sulle distese innevate avrebbero modificato così la forma dell’occhio degli asiatici, come forma di protezione dalle condizioni climatiche. La palpebra che ricopre l’occhio fungeva da isolante termico, permettendo all’occhio di conservare calore e proteggendolo dalla luce, dal vento e dalla sabbia.

Le popolazioni siberiane e dell’Asia centrale sono poi emigrate in varie zone del continente asiatico e di conseguenza l’occhio, pur restando a mandorla, ha assunto forme leggermente diverse a seconda dell’ambiente circostante e del clima, per questo i popoli dei paesi asiatici hanno occhi più o meno tondeggianti: occhi più “caucasici”, ovvero simili a quelli occidentali, sono tipici di territori temperati e tropicali.

Al tempo stesso ci sono anche tanti europei, in particolare nei paesi del Nord Europa e dell’Est che probabilmente discendono da antenati originari delle pianure della Russia e della Mongolia, che presentano tratti simili agli asiatici, in particolare per quanto riguarda gli occhi.

La mutazione genetica

Negli ultimi anni però si è fatta strada anche un’altra ipotesi: uno studio ha infatti identificato una mutazione genetica importante avvenuta 35mila anni fa, che si pensa sia all’origine dei tratti distintivi delle popolazioni asiatiche, come la conformazione dei denti, le caratteristiche della pelle e dei capelli, un seno più piccolo, ecc. Il gene in questione si chiama EDAR e secondo i test effettuati, è stata riscontrata una diversa variante del gene negli asiatici, rispetto ad europei e africani, ma ancora non è stata dimostrata un’effettiva correlazione tra questa mutazione e la forma degli occhi degli asiatici.

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Marco Togni

Autore

Marco Togni

Abito in Giappone, a Tokyo, da molti anni. Sono arrivato qui per la prima volta oltre 15 anni fa.
Fondatore di GiappoTour e GiappoLife. Sono da anni punto di riferimento per gli italiani che vogliono venire in Giappone per viaggio, lavoro o studio. Autore dei libri Giappone, la mia guida di viaggio, Giappone Spettacularis ed Instant Giapponese (ed.Gribaudo/Feltrinelli) e produttore di video-documentari per enti governativi giapponesi.
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